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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

il gioco dell'Oca

Ci giocavate da piccoli? Lotta per scegliere la pedina, la tua, quella del tuo colore preferito che era inevitabilmente quello di tutti gli altri. Mi adattavo quasi sempre, a farmene piacere un altro di colore intendo e così sarebbe sempre stato nella mia vita...metafora? Si iniziava a giocare, le regole erano semplici e tutto dipendeva dai dadi, chi arrivava per primo alla fine vinceva, nel mezzo vari tipi di "trappole" che potevano farti tornare indietro, fermarti per un giro, infine eliminarti senza appello dal gioco, proprio sulla casella appena precedente al traguardo. Io me lo sentivo sempre quando sarebbe accaduto, me lo dicevano le vibrazioni dei dadi fra le mani, la sudorazione delle mani, la fortuna delle giocate precedenti o quella dei miei avversari. Stare fermi un giro era una tortura perchè quasi sempre venivi sorpassato da uno o più partecipanti, tornare indietro non ne parliamo, con tutta la fatica fatta per arrivare fin lì ma finire nel pentolone era fra

Via Monterosa, angolo Alberto Mario...

Per tre anni la mia vita è stata li...ore 8.30, ogni mattina. Il primo giorno ad accogliermi la Sig.ra Ornella, mi spiega in cosa consiste il lavoro, di me c'erano poche cose da sapere, ero poco più che ventenne e senza alcuna esperienza. Decidono di puntare su di me, mi affiancano alle impiegate esperte dell'agenzia, che già dopo pochi giorni sono felici di me, apprendo in fretta e non devono ripetermi 100 volte le cose come "con quelle precedenti"...sono orgogliosa anche se non mi sembra di essere per nulla speciale, solo normale. E piano piano conosco i vari personaggi che popolano l'agenzia: Virginia, Romina, gli agenti M&M, Stefania, Ivan, Giorgio e infine Lui. Lui è la mente, Lui è quello che decide tutto in realtà, quello che fa gli accordi, quello con cui bisogna parlare per ottenere, limare, rivedere...è un uomo brillante, scaltro, intelligente, elegante, si vede che gli piacciono le belle donne e la bella vita in generale, furbo, santo neanche pe

Ma infondo quello che voglio è che tu sia contenta...

Ho sempre pensato che ami quando la prima cosa che conta è quel sorriso. Ho sempre pensato di amare quando fa lo stesso , perchè quello che voglio è che tu sia contenta . Ho sempre pensato che ho amato quando non mi riesce facile parlare di questo, soprattutto adesso, che lei non c'è. Oggi, che un giorno uguale agli altri non è, penso a te più che mai...al tuo sorriso più che mai... E ancora penso che, davvero, tutto quello che vorrei è saperti felice... vederti sorridere...niente di più . Quindi ti amo.

Factory

Corsi e ricorsi storici, prima o poi tutto ritorna, raccogli quello che semini... Quanti anni avevo quando varcavo le porte del mio Factory, quello in via Novara, quello di mio fratello, quello più grande, che fa un lavoro figo (quanti sanno che, per la mia anima da sempre e per sempre disadattata, questo è stato ed è tuttora un problema?)...ad ogni modo varcavo il mio Factory a 15 anni circa, coi miei pantaloni di velluto color cachi, la mia camicia a scacchi giallo/nera e i miei doctor martins blu...e scoprivo i primi sapori di sostanze alcoliche, che mi facevano sentire lungo il corso delle serata più audace e meno disadattata. Ed iniziavo anche e soprattutto ad ascoltare quelle sonorità che tuttora mi appartengono e mi fanno sentire a casa. Il Factory sarebbe poi stata la mia casa, il rifugio di tanti sabato sera, passati a sfogare le mille energie di quell'età saltando rabbiosamente su note punk, rock, crossover, metal, ska..."ho pagato una siga lire mille, le mie pupi