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Visualizzazione dei post da 2014

Necessità, Madreblu, 2000

Vincenzo ed io partiamo come sempre sulla sua fiat marea e lui mette un cd mai sentito prima, Necessità, Madreblu, 2000. San Vito/Lanciano, curve prese da ventenni, parole pronunciate da ventenni, malesseri all'ennesima potenza vissuti da ventenni, epiche bevute da ventenni; tutte cose che oggi prenderemmo, pronunceremmo, vivremmo, berremmo inevitabilmente in maniera diversa, perchè anche se lo vorremmo, non si può tornare indietro, mai. Non so in quanti abbiano avuto il piacere di incontrare Vincenzo e i Madreblu ma io ricordo che in quegli anni terribili furono certamente due fra le cose che mi hanno salvata. Bene, oggi, in un momento in cui tutto o quasi nella mia vita prende una piega diversa, dopo mesi di silenzio di cui in pochi si sono accorti, mi sono tornati in mente quei giorni, quelle curve, quelle parole,  il vomito fuori dal finestrino al gusto di vino/rum/montenegro e chi più ne ha, più ne metta, la cantante dei Madreblu, quel disco fatto di testi e note pazzesche,

E penso di sentirmi...

Cadono le foglie, stanche di attendere un'estate mai arrivata. Ci avevano creduto, le foglie, che arrivasse l'estate, l'hanno attesa, cercata, chiamata, si sono fatte forza pur se sferzate dal vento e schiaffeggiate dalla pioggia inusuale del periodo. Ci hanno davvero creduto fino all'ultimo, rispettando le stagioni impazzite, i tempi non maturi, sono rimaste lì ed hanno mantenuto fino all'ultimo il loro colore migliore. L'autunno è arrivato quasi come una liberazione, a spezzare le promesse di un'estate subdola, sprezzante, beffarda, che ha promesso di esserci e non si è mai presentata, che ha tradito. Le foglie, stanche, si lasciano andare, hanno bisogno di credere nel vento nuovo, anche se è ancora debole, anche se non ci sono certezze, anche se la stanchezza dell'attesa delusa farebbe venire voglia di lasciarsi cadere e basta. E invece no. ...confusa e felice.

Blasco

A vedere il Blasco a San Siro si va in motorino, si va cantando il Blasco, si arriva già ubriachi pur essendo completamente sobri. Perchè poi sai che lui comincia a cantare e tu sei spacciato. Come potevo spiegarti cosa volesse dire sentire Vasco a San Siro? Sapevo che avrei solo potuto rovinare qualcosa e allora ho sempre sperato che tu ti fidassi e che tutto nascesse così com'è nato: una telefonata di Gp che libera un accredito, in sella ai motorini in una splendida giornata di sole e via. Quando poi si entra a San Siro, ci si dà appuntamento al "solito posto" nel prato, equidistante da birre e wc (fondamentale!) e si aspetta il momento in cui il Blasco sale sul palco e fa quello che soltanto lui può e sa fare, Il Blasco! Gli spari sopra per iniziare e scaricare un po' di quell'adrenalina dell'attesa, alla quarta parte Vivere e perfino lui ha le lacrime agli occhi, poco dopo arriva La Strega che se la scrivi a 15 anni mi pare logico diventare Vasco, non

Campo 10

Parcheggio la macchina e vedo la porta aperta; non ricordo l'ultima volta che sono entrata ma sento il bisogno di farlo. Sono a mani vuote ma non importa perchè sento il bisogno di vederti; lo so, sono anni che non passo a trovarti, eppure sono passata così tante volte davanti a quel cancello. Non è facile mantenere un contatto e non è una giustificazione o forse si. Sono passati così tanti anni? Non riesco a crederci ma a ricordarmelo è la strada tra il cancello e te, giro a vuoto e devo chiedere aiuto prima di riuscire a trovarti ma non mi perdo d'animo, non questa volta, non sarebbe giusto, per me stessa prima di ogni altra cosa. Sono a mani vuote ma dentro il cuore ho anni di cose non dette ed ora so che è il momento per tornare da te, dirti quello di cui ho bisogno e avere la certezza che tu mi ascolti per bene. Se mi sento terribilmente in colpa?Certamente, sono stata assente, vigliacca ed egoista. Tanto tu lo sai e sono certa che il tuo sorriso sarà comunque lo s

Accettazione

Quando arrivo davanti al tuo cancelletto bianco ti trovo su una sedia, sulla terrazza, con la testa china di chi sta dormendo; da quando si sono invertiti i ruoli? E' già successo e non ho avuto modo di cogliere quell'attimo in cui ho iniziato io a prendermi cura di te. Non era ieri quando ero bambina e mi preparavi il pranzo? Non era ieri quando ero adolescente e ti preoccupavi che facessi le scelte giuste? Apro piano il cancello per non farti spaventare e quando ti svegli hai l'aria un po' spaesata ma come ieri, quando ero bambina, mi guardi e sorridi; certo è il sorriso di una donna stanca, provata da una vita vissuta che non ti ha risparmiata ed ora pretende anche un conto ingiusto, salato. Chissà perchè è difficile comprendere che avere a che fare con una persona anziana e malata è un po' come trovarsi davanti un bambino piccolo e non ancora autonomo, servono pazienza, amore, comprensione; invece perdiamo tempo ad innervosirci, ad imprecare contro il desti

Respira

Mentre penso che potresti andare via, per un istante o per un "malinteso", non riesco più a respirare... In questo momento della vita in cui sto cercando di tenere fuori dalla porta determinate emozioni per tentare di non farmi ingoiare da quel vortice, rimango vittima di questo mio insano e dannoso meccanismo, perdo il controllo e resto a corto di emozioni nel momento del bisogno. Sono in affanno, sentirsi inadeguata è da sempre una delle cose che mi fa sentire peggio; il tuo "schiaffo" arriva in pieno viso, è tutto ovvio, davanti a me ma io sento solo il bruciore lasciato dallo schiaffo; incapace, ferma, nel tentativo disperato di ritrovare proprio quelle emozioni che ho scelto di chiudere fuori dalla porta. Respira, Mary, respira e ritrova quella parte di te che stai seppellendo sotto le macerie dei tuoi terremoti interiori; respira, Mary, respira e liberati da quella zavorra che ti tiene sottacqua e non a galla come credi che sia. Respira, Mary, respira e no

Prefazione

Mi dico che è presto per sentire che quello che ho attorno mi appartenga già e che peraltro potrebbe non succedere. Non ricordo mai come sia stata la volta precedente, quanto ci ho messo anche solo a dimenticare quella sensazione di avere tutti gli occhi puntati addosso, perchè fino ad un certo punto non ti confonderai tra la "moltitudine", non le sentirai ma sai che sarai oggetto delle loro conversazioni, a chi avrò fatto una buona impressione, a chi non sarò affatto piaciuta, chi non si accorge o per partito preso decide di non accorgersi della nuova arrivata. Mettiamo inoltre in conto che io sono una, loro tanti, tutti da inquadrare, catalogare, definire, inquisire, misurare, scrutare senza abbassare troppo la guardia, anche perchè non ne ho voglia. A questo aggiungiamo una serie di infiniti motivetti che mi danno noia come abituarsi ad un nuovo percorso da fare mattina e sera, prendere atto dei nuovi orari, rendersi conto di cosa non avevi considerato, messo in conto,

Voltare pagina

E' facile voltare la pagina di un libro che scrivo e leggo da quasi 4 anni? Succede oggi, mi guardo attorno ma anche e soprattutto dentro. Mi piace questo libro che ho contribuito a scrivere? Di sicuro non strapperei neppure una pagina, neanche quella più brutta che, per quanto mi riguarda, è stata scritta il 15 ottobre 2012, una giornata che ha forse iniziato a farmi pensare con convinzione che fosse arrivato il momento di terminare questo libro. Con quanto entusiasmo ho inziato a scriverlo, lo ricordo come fosse ora, quel rientro in aeroporto, senza nessuna certezza, solo quella delle persone meravigliose che avevo al mio fianco. Il primo giorno, le prime cose assegnatemi, che non avevo la minima idea di come affrontare, ho pensato soltanto "mary tu chiedi e anche se non hai capito perfettamente, falle al tuo meglio". I miei tanti errori, le mie piccole e grandi conquiste, ogni singola persona incontrata, che abbia fatto parte di questa avventura per un attimo o s

Come il terremoto...

E' come il terremoto, le scosse di avvertimento nessuno le reputa degne di nota, pericolose, nessuno pensa di dover abbandonare la propria casa. Ci convinciamo che è tutto nella norma, che le mura che ci circondano sono sicure, non crolleranno, quella è casa nostra e va tutto bene. Intanto quella crepa sul muro dovrebbe dirci qualcosa ma ignoriamo perfino questo segnale, lo ignoreremo. Quindi verremo buttati giù dal letto nel cuore di una notte, nel momento in cui siamo più impreparati e, ancora, in quel preciso momento, non ci renderemo conto di cosa è realmente accaduto. Penseremo, istintivamente, a metterci in salvo e a portare con noi le persone care, qualche oggetto che riteniamo importante. Così ci ritroviamo davanti al fatto compiuto: quello che c'era, non c'è più e non tornerà indietro. Quello è il vero trauma, il dolore acuto che ci porteremo dentro e non se ne andrà più via. Nel momento esattamente successivo a quella scossa che ci ha sventrato più dentro c

Sei come sei

Eva chiede a suo padre perchè non abbia mai pensato, in tutto questo tempo, di andare a riprendersela, di rubarla...e Giose le risponde che si rubano le cose che non si hanno mentre lei è figlia sua. Quando hai detto che mi avresti regalato un libro, pur non avendo idea di cosa avessi scelto, ero certa che mi avrebbe "illuminata". Ho scartato l'ultimo pacchetto di natale quindi piena di emozione e curiosità. Mi si presenta davanti agli occhi un libro di cui ignoravo l'esistenza, titolo: Sei come sei. Ho solo pensato dentro di me che non potevi che regalarmelo tu. Per me tu sei sempre stata questo: la persona che mi stupisce, che mi riserva una sfumatura sempre diversa, un libro che non è finito e che mi appassiona dal titolo e mi tiene incollata ad esso. Sei come sei, tu, nel bene, nel male, nei tuoi difetti evidenti, nei tuoi pregi indiscutibili e rari che non a tutti concedi di scoprire. Sei come sei, prendere o lasciare, nessun compromesso, solo un percorso