Quando arrivo davanti al tuo cancelletto bianco ti trovo su una sedia, sulla terrazza, con la testa china di chi sta dormendo; da quando si sono invertiti i ruoli?
E' già successo e non ho avuto modo di cogliere quell'attimo in cui ho iniziato io a prendermi cura di te.
Non era ieri quando ero bambina e mi preparavi il pranzo?
Non era ieri quando ero adolescente e ti preoccupavi che facessi le scelte giuste?
Apro piano il cancello per non farti spaventare e quando ti svegli hai l'aria un po' spaesata ma come ieri, quando ero bambina, mi guardi e sorridi; certo è il sorriso di una donna stanca, provata da una vita vissuta che non ti ha risparmiata ed ora pretende anche un conto ingiusto, salato.
Chissà perchè è difficile comprendere che avere a che fare con una persona anziana e malata è un po' come trovarsi davanti un bambino piccolo e non ancora autonomo, servono pazienza, amore, comprensione; invece perdiamo tempo ad innervosirci, ad imprecare contro il destino.
Ormai i tuoi maglioni sono messi al rovescio, la tua casa è un disastro, le tue parole escono con fatica, spesso confuse, le rughe solcano il tuo viso, un velo copre sempre i tuoi occhi, così azzurri e vivaci fino a qualche anno fa.
Andiamo a fare la spesa dove piace a te e non perchè ti servano effettivamente delle cose ma solo perchè ora è una delle poche cose che ti rende felice, girare per i corridoi di un negozio che vende prodotti per la casa e riempire il carrello ed io ti ci porto, come tu portavi me a comprare il gelato, al mare o dovunque potessi essere felice.
Vorrei dedicarti più tempo come tu avresti voluto dedicarmene di più quando ero piccina ed hai saputo accettare che stavo crescendo, le volte in cui sono stata scostante, sfuggente, egoista;
allo stesso modo io ora voglio accettare che stai invecchiando, la tua malattia, la tua gelosia e i tuoi sbalzi d'umore.
Non riesco neppure a immaginare che vita sarebbe e sarebbe stata senza te.
E' già successo e non ho avuto modo di cogliere quell'attimo in cui ho iniziato io a prendermi cura di te.
Non era ieri quando ero bambina e mi preparavi il pranzo?
Non era ieri quando ero adolescente e ti preoccupavi che facessi le scelte giuste?
Apro piano il cancello per non farti spaventare e quando ti svegli hai l'aria un po' spaesata ma come ieri, quando ero bambina, mi guardi e sorridi; certo è il sorriso di una donna stanca, provata da una vita vissuta che non ti ha risparmiata ed ora pretende anche un conto ingiusto, salato.
Chissà perchè è difficile comprendere che avere a che fare con una persona anziana e malata è un po' come trovarsi davanti un bambino piccolo e non ancora autonomo, servono pazienza, amore, comprensione; invece perdiamo tempo ad innervosirci, ad imprecare contro il destino.
Ormai i tuoi maglioni sono messi al rovescio, la tua casa è un disastro, le tue parole escono con fatica, spesso confuse, le rughe solcano il tuo viso, un velo copre sempre i tuoi occhi, così azzurri e vivaci fino a qualche anno fa.
Andiamo a fare la spesa dove piace a te e non perchè ti servano effettivamente delle cose ma solo perchè ora è una delle poche cose che ti rende felice, girare per i corridoi di un negozio che vende prodotti per la casa e riempire il carrello ed io ti ci porto, come tu portavi me a comprare il gelato, al mare o dovunque potessi essere felice.
Vorrei dedicarti più tempo come tu avresti voluto dedicarmene di più quando ero piccina ed hai saputo accettare che stavo crescendo, le volte in cui sono stata scostante, sfuggente, egoista;
allo stesso modo io ora voglio accettare che stai invecchiando, la tua malattia, la tua gelosia e i tuoi sbalzi d'umore.
Non riesco neppure a immaginare che vita sarebbe e sarebbe stata senza te.
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