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Sulla poltrona dell'hotel Grado

Mi basta entrare in albergo, arrivare al banco della reception e voltarmi per sentire una vertigine nel cuore: per interminabili secondi torno a quella mattina del 2013, dove tutto era imperfetto ma intenso, toccante e quasi magico.
Ti vedo, sei lì, sulla poltrona dell'Hotel Grado, spaesata ma nel tuo look impeccabile, per non sbagliare un sorriso per ciascuno, anche se non sempre ti era chiaro chi avessi davanti ma a tutti noi, fino alla fine, non hai negato un sorriso e quell'innato bisogno di mostrarti forte e sicura.
Sapevo che non saresti più stata la stessa ma sapevo che ti avrei amata ogni giorno per quello che saresti stata, sapevo di non poter fare nulla per te ma ero certa che mi sarei sempre presa cura di te, credevo di sapere quanto bastava ed invece non sapevo che quelli sarebbero stati tra gli ultimi ricordi assieme e non sapevo che io non sarei più stata la stessa.
Dopo anni, in cui sei mancata sempre, nelle maniere più impensabili ed impreviste, ho finalmente compreso che assieme a te, sono anche io a non esserci più, ho capito che in quei tentativi disperati di trattenere anche un solo ricordo di te, erano parti di me che se ne sono andate via, cancellate, come risucchiate in un vortice nero e profondo.
Sulla poltrona dell'Hotel Grado, c'eri e non ci sei più, come io ero e non sarò più.







Commenti

Anonimo ha detto…
Ogni tanto sento il bisogno di venire a rileggerla qui...
Mi manca in ogni modo pensabile.

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