Arrivo in macchina per prendere Donatella e andare non ricordo dove, ti trovo fuori, in giardino, mi chiami tu, per farmi vedere cosa stavi costruendo: un angolino che hai deciso di trasformare, per le sere d'estate, per i ragazzi, gli amici.
Sorridi, hai un attrezzo in mano, forse una cazzuola, ti dico che è davvero bellissimo, una serie di piccoli lavoretti fatti col tuo gusto, la tua cura, la tua capacità di recuperare oggetti e cose "vecchie", "abbandonate" e ridare loro una nuova vita.
Una nuova vita, lo scherzo di un destino beffardo che, soltanto un mese dopo, ci riporta le mani al collo ed inizia a stringere, ci coglie completamente impreparati, ci spezza le ossa perchè non gli basta averci tolto il respiro.
Cerco stupidamente una soluzione, ancora più ingenuamente delle parole, capisco che non troverò nè una nè le altre e capisco che devo correre, arrivare prima che posso per fare l'unica cosa che conta: essere accanto a chi ha il cuore spezzato.
Il cuore spezzato, di nuovo il destino crudele ci mette davanti ad una realtà che non possiamo accettare, neppure comprendere, neanche prendere in considerazione, eppure dobbiamo affrontare.
Appena entrata nella stanza dove realizzo che è tutto atrocemente reale, gremita di persone, ci guardiamo soltanto un attimo prima che io possa stringerti nel più doloroso degli abbracci e sentire il tuo grido sordo: "come devo fare io?!".
Non lo sai, non lo so e non lo sappiamo tuttora, ci muoviamo a stento, il più delle volte siamo goffi, maldestri, impreparati, so solo che abbiamo imparato a "stringerci", a cercarci, a non nascondere il dolore immenso, ad affrontarlo con tutta la dignità che possediamo.
Chi lo sa se riusciremo a "restaurarci", a ridarci nuova vita, non sei più con noi a spiegarci come fare ma da te abbiamo imparato che dobbiamo prenderci cura di ogni angolino di noi e delle persone che amiamo, che nulla va lasciato indietro o intentato.
Ciao Lanfranco: passo dopo passo, come le dicevi tu, come ci ripetiamo per convincerci.
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