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Il dolore è un usuraio...

Palermo è uno dei personaggi più controversi di questa stagione, uno di quelli che non perdonerai ma che, alla fine, non odierai neppure. Personalmente non lo detesto perché è riuscito a trovare le parole per farsi commiserare, con una metafora che esplode come una granata e ti lascia lì, rincoglionito e con quel fischio nell'orecchio che per un po' non ti fa sentire nulla, capisci soltanto che non sei morto. Piano piano inizi a toccarti il corpo per capire se sei ancora tutto intero, lo sei? Cosa conta dopo un trauma enorme? Chi siamo dopo che ci hanno strappato il cuore dal petto? Come andiamo avanti con l'anima dilaniata? In questi mesi di grande dolore, in cui tutto si è fermato ed abbiamo avuto del tempo per tornare a guardarci dentro, non siamo diventati migliori credo ma sicuramente più consapevoli di qualsiasi cosa siamo o non siamo diventati, delle occasioni che abbiamo sprecato, delle persone che abbiamo trascurato e di quelle a cui abbiamo dato eccessiva
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Rimediare

Se un mese fa mi avessero detto che sarei rimasta a casa per 30 giorni, probabilmente mi sarei messa ad urlare. Un mese esatto fa la mia vita, come quella di chiunque di lì a poco, sarebbe cambiata radicalmente, c'è chi, addirittura, azzarda per sempre. Trenta giorni, tondi tondi, fa mi veniva chiesto, in via precauzionale e lungimirante, dai miei datori di lavoro di "lavorare da casa", perché da dove arrivo io "non si sa mai". La prima settimana è stata rilassante, alzarsi alle 09 per iniziare a lavorare alle 10, non avere più i minuti contati per prepararmi e correre a prendere l'autobus, non essere obbligata a vedere le stesse facce di ogni giorno, avere il pasto caldo anche a pranzo, il pomeriggio riuscire a cogliere gli ultimi momenti del giorno, i miei preferiti, per camminare nei campi, nel verde, la sera avere forze ed ore davanti a me per rivedere amici che solitamente non ho modo di frequentare come vorrei; la prima settimana nessuno ripeteva,

La prossima fermata

Mi vieni a trovare, di tanto in tanto, in un'immagine, dentro un profumo, tra le pagine di un libro, negli occhi di persone della tua età che incrocio per strada e poi nei sogni. Così qualche notte fa ti ho trovata immobile davanti ad una porta bianca, hai aspettato che ti mettessi, piano, una mano su una spalla e ti sei voltata per guardarmi ed ovviamente sorridermi, mi sorridevi sempre; ti ho preso le mani ed abbiamo ballato insieme, poi mi sono messa vicina a te ed hai cominciato a dirmi di quanto fosse assurdo non riuscire più ad associare il nome a quello che pensiamo, vediamo, vogliamo esprimere perché nei rari momenti in cui quel male crudele ti toglieva le mani dal collo, tu ti rendevi perfettamente conto che qualcosa non "funzionasse" più in te. Ma non lo hai detto affatto per piangerti addosso, no, tu lo hai detto per me, aggiungendo: "nella vita prendi lo zaino e vai per il mondo e alla prossima fermata ci pensiamo, no?!" Due giorni dopo ricevo u

Passo dopo passo...

Arrivo in macchina per prendere Donatella e andare non ricordo dove, ti trovo fuori, in giardino, mi chiami tu, per farmi vedere cosa stavi costruendo: un angolino che hai deciso di trasformare, per le sere d'estate, per i ragazzi, gli amici. Sorridi, hai un attrezzo in mano, forse una cazzuola, ti dico che è davvero bellissimo, una serie di piccoli lavoretti fatti col tuo gusto, la tua cura, la tua capacità di recuperare oggetti e cose "vecchie", "abbandonate" e ridare loro una nuova vita. Una nuova vita, lo scherzo di un destino beffardo che, soltanto un mese dopo, ci riporta le mani al collo ed inizia a stringere, ci coglie completamente impreparati, ci spezza le ossa perchè non gli basta averci tolto il respiro. Cerco stupidamente una soluzione, ancora più ingenuamente delle parole, capisco che non troverò nè una nè le altre e capisco che devo correre, arrivare prima che posso per fare l'unica cosa che conta: essere accanto a chi ha il cuore spezzat

Il nostro amore, dopo anni di danni ed errori...

Ricordo quanto ho creduto nel nostro legame, ricordo quanto lo ho voluto, quanto credessi nella nostra intesa, così imperfetta da sembrare vera. Ricordo quando ho superato la tua diffidenza, ho accettato la sfida e mi sono battuta come un leone, senza avere paura di nessuna conseguenza. Ricordo l'intensità dei nostri momenti, mai sbiaditi, mai insipidi, mai scontati. Ricordo l'impegno, la dedizione, la convinzione, la voglia di affrontare tutto senza tirarci indietro mai. Ricordo le nostre battaglie, la quotidianità che non ci ha mai permesso di stare tranquille ma la serenità delle nostre sere assieme, dove con poco ritrovavamo la pace, dove l'amore ci faceva superare qualunque delusione di giornata. Ricordo la nostra intimità, il tuo odore delicato mischiato col mio, le tue mani così intelligenti, così terapeutiche. Ricordo i risvegli intrecciate come mai nella vita mi era capitato. Ricordo le incomprensioni, le diversità, gli scontri, la frustrazione, un dolore s

Sulla poltrona dell'hotel Grado

Mi basta entrare in albergo, arrivare al banco della reception e voltarmi per sentire una vertigine nel cuore: per interminabili secondi torno a quella mattina del 2013, dove tutto era imperfetto ma intenso, toccante e quasi magico. Ti vedo, sei lì, sulla poltrona dell'Hotel Grado, spaesata ma nel tuo look impeccabile, per non sbagliare un sorriso per ciascuno, anche se non sempre ti era chiaro chi avessi davanti ma a tutti noi, fino alla fine, non hai negato un sorriso e quell'innato bisogno di mostrarti forte e sicura. Sapevo che non saresti più stata la stessa ma sapevo che ti avrei amata ogni giorno per quello che saresti stata, sapevo di non poter fare nulla per te ma ero certa che mi sarei sempre presa cura di te, credevo di sapere quanto bastava ed invece non sapevo che quelli sarebbero stati tra gli ultimi ricordi assieme e non sapevo che io non sarei più stata la stessa. Dopo anni, in cui sei mancata sempre, nelle maniere più impensabili ed impreviste, ho finalmente

A cuore aperto

Decidiamo di entrare nella casa dove nessuno ci ha mai imposto di chiedere il permesso ma le cose cambiano e sappiamo di non essere più le benvenute, sappiamo di doverlo fare di nascosto, manco volessimo fare qualcosa di terribile, ce ne fottiamo?SI. Non ho mai pensato che qualcosa mi appartenesse di quella casa, nè che mi sarebbe mai appartenuto, semmai ho sempre pensato che mi appartenessi tu e ti sarei per sempre appartenuta io, così è difatti. Questa casa ha sempre parlato di te, è sempre stata il tuo specchio, tuttora è così, infatti nessuno potrebbe mai pensare che si sia ridotta così ma chi, come noi, ti conosce intimamente, sa invece, nel profondo, che poteva essere soltanto in questo stato: trascurata, sfibrata, abbandonata, stanca, non più lei. L'anima ti hanno portato via, il destino certo, ma soprattutto quelle persone a cui di te non è importato prendersi cura, semmai tante di quelle persone di cui tu hai avuto una cura totale, quasi maniacale. Mi chiedo dove siano